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“Il doppio cosciente” di Giuseppe Bonaccorso

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ISBN: 978-1-4709-1693-0

«Ho deciso di pubblicare nelle pagine seguenti, alcuni estratti di un diario che, come un giudice/notaio super-partes, ho cercato di tenere per evitare che l’oblio cancellasse definitivamente ogni possibile traccia», queste le parole dello psicanalista, il personaggio principale di questo libro, che poi è anche l’unico. Un romanzo psicologico del tutto bizzarro. Un incrocio tra le novelle di Pirandello e le elucubrazioni mentali di Nietzsche e Freud. Un intreccio di vite di sei personaggi tra cui, «un dottor(-ino) in psicologia con un taccuino bianco e una cravatta a pallini su camicia a righe (…) coi i suoi occhialetti di tartaruga e il taccuino di pelle di plastica pregiata». Ma in realtà, i personaggi sono tutti aspetti, caratteri dello stesso protagonista.

Le anime dannate che gli ronzano intorno sono “Parte” e “Controparte”, due attori nati, Femke e Leda, due strambe sorelle di cui una schizofrenica e “La demente”, una donna che dipende dal tabacco. Ma chi scrive è “Parte”, e qualche volta “Controparte”, che portano avanti il diario come se fosse una sceneggiatura teatrale e trattando il lettore in modo sprezzante. «Io scrivo. Qualcuno forse leggerà (…) vale ancora la pena scrivere?» sostiene Parte in modo del tutto pessimistico. Ogni persona menzionata, però, rispecchia l’incarnazione di un momento di riflessione, una cristallizzazione di un pensiero ben preciso.

Giuseppe Bonaccorso lascia intendere al lettore, che da solo deve sciogliere il complicato filo di Arianna dell’interpretazione, la duplice, triplice, infinita identità di un solo personaggio. “Parte” e “Controparte” sembrano essere la stessa persona, tant’è che ad un certo punto “Parte” si chiede: «il mio “clone falso-borghese” (controparte) cosa fa» . Ma verso la fine è Femke che prende la penna per cominciare a scrivere, si legge la sua prospettiva di vita e il suo dialogo interiore con Leda, l’altra lei. Inizialmente, non si capisce bene il ruolo degli altri personaggi come “La demente” e “La pseudo-compagna” dello psicanalista ma quel che è certo è il viaggio introspettivo dei personaggi e, conseguentemente, del singolo lettore. Il confuta mento di sé, la ricostruzione ed il superamento tipico kantiano fanno perdere chi legge nei meandri della psicanalisi con annessa perdita di riferimento. Il risultato: la comprensione del costante intervento della parte duale dell’anima e la convivenza tra i vari Io.

Un libro ermetico e criptico dedicato agli appassionati di psicanalisi e psicologia ma anche a quei lettori che si divertono a risolvere libri di tipo “enigmistico” e riescono a mettersi in discussione partendo da una pagina di un libro.

Sara Stefanini