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Gli occhiali del futuro firmati Olympus, ecco il rivale dei Google Glasses

Olympus, la casa produttrice giapponese non poteva di certo lasciare sola Google con i suoi occhiali del futuro. Ed ecco i Meg 4.0, gli occhialo che usano il bluetooth per connettersi al web tramite smartphone e visualizzare, così, sulla lente le informazioni necessarie. Ci sono voluti sette anni di duro lavoro, ma alla fine eccoli qui.


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Ormai sono futuro prossimo. Display QVGA, risoluzione 320×240 pixel e accelerometro in 30 grammi di peso, batteria inclusa con un’autonomia di ben 8 ore. Niente male, no?

Altro che Matrix, ci pensa Google agli occhiali del futuro

Fra due anni non sarà più fantascienza. Matrix sarà parte della nostra quotidianità. Ecco gli occhiali che registrano tutto quello che vedono. Saranno in commercio dal 2014, ma un’équipe di sperimentatori si sono già prenotati per il test. 1500 dollari e consegna prevista per il 2013.

Sergey Brin, cofondatore di Google con il prototipo di occhiali

“Realtà aumentata”, è il termine che si usa quando il virtuale si sposa con il reale. Dopo la macchina che si guida da sola, Google se ne inventa un’altra delle sue per tener testa ai leader mondiali della tecnologia e dell’informatica come Apple e Facebook. Il “Project Glass” darà concretezza ai sogni del futuro. Esistono già i prototipi in fase di perfezionamento e sarebbero in grado di registrare quello che si vede e si sente. E non finisce qui. Questo occhiale futuristico svolgerà tutte le normali funzioni di uno smartphone gestite da comandi vocali. Dal touch screen al visual screen, intuitivo, naturale ed efficiente. Gli occhiali solitamente li porta chi non vede bene la realtà che lo circonda. Adesso servono per vedere il futuro. Da homo sapiens sapiens a uomo bionico? Solo il tempo potrà stabilire fino a che punto questa realtà aumentata prenderà piede.

Veri e propri computer da indossare che saranno sul mercato ad un prezzo abbordabile “ma pur sempre da prodotto premium”, puntualizza il cofondatore Sergey Brin. Da non dimenticare l’ambizione dello stesso Brin “vorrei poter impiantare un microchip con tutta la conoscenza del mondo direttamente nel cervello”.

Leggere mail, partecipare a convegni senza essere presenti, vedere o realizzare foto e video, navigare in internet e tradurre frasi. Tutto con un “semplicissimo” occhiale intelligente. Parola d’ordine: simultaneità. Potrebbe cambiare la realtà e si ritornerebbe all’importanza centrale dell’immagine, come nella preistoria, anche se in modo diverso.

Pensiamo al settore turistico. Potrebbe essere utilizzato in maniera molto funzionale come guida interattiva. Nel commercio e nella pubblicità, camminando, potrebbero apparire pop-up nello schermo che suggeriscono hotel, ristoranti o prodotti. E poi chi lo sa, la mente umana, in fondo, è fervida e creativa.

Sara Stefanini