Una difficile scalata verso l’anticorruzione
L’accordo c’è, l’ultimo voto in Aula

Niente più condannati in Parlamento. Il governo ci prova con una “legge lampo” e accelera, cercando di rendere operativa la legge prima che si voti nel Lazio. Obiettivo della legge è quello di escludere dalle liste chi abbia avuto condanne oltre i 2 anni. “Siamo sorridenti perché ci stiamo avviando alla discussione ma mi sembra che le atmosfere siano costruttive”. Così il ministro della Giustizia Paola Severino sull’iter della legge anticorruzione. Dopo pause, sospensioni e urla, nella notte del 9 ottobre è stato approvato il ddl Alfano in commissione e nella mattinata di mercoledì si vota in aula.
Attualmente sono 26 i deputati e senatori che hanno avuto condanne definitive. Oltre 100 se si considerano anche gli indagati e i prescritti. La norma è inserita nel ddl anticorruzione con una legge delega, prevista proprio in quel testo all’articolo 17, per bruciare i tempi. Pronta in una settimana, dopo il voto definitivo alla Camera sull’ormai famosa manovra contro i corrotti.

Proposta Catricalà. Il sottosegretario Antonio Catricalà ha chiesto di introdurre una norma che prevedesse un super commissario anticorruzione. Il  Consiglio dei Ministri ha dato il suo consenso e così questo emendamento verrà inseritò nel ddl stabilità.
Nuove regole per Parlamento europeo ed italiano, Regioni, Province, Comuni, circoscrizioni, aziende speciali, e ogni specie di rappresentanza a livello periferico. Stop anche per gli incarichi di governo. Non diventi premier, ministro o sottosegretario se hai commesso reati gravi e sei stato giudicato colpevole. Potrebbe approdare nell’aula del Senato mercoledì 10 ottobre il ddl anticorruzione, nel caso per quella data fosse concluso l’esame da parte delle commissioni. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.

Intanto il ministro della Giustizia Paola Severino proclama poi l’impegno dell’esecutivo per un decreto legislativo che, dopo il via libera al ddl, possa attuare la delega al governo i nesso contenuta e stabilire nuove regole sulla non candidabilità dei condannati in via definitiva. Punto ribadito dal ministro per la Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi: “Il governo, come detto anche dal ministro Severino, ha un impegno forte – una volta approvato il disegno di legge anticorruzione – a predisporre il decreto legislativo sulla non candidabilità in tempo utile per le future elezioni (non mi riferisco a quelle del Lazio ma a quelle politiche)”. Patroni Griffi sottolinea che al momento l’esecutivo può assumere solo un impegno perché la delega a intervenire è inserita in un provvedimento non ancora approvato: “Il ‘dies a quo’ è l’approvazione della legge anticorruzione, che non abbiamo. Il problema si conosce da tanto, ma la legge da tanto è in Parlamento”. Sempre a proposito del ddl anticorruzione, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti, informa che l’organismo di autogoverno delle toghe formulerà presto il suo parere sul provvedimento.

Diego Cimara

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