Urban Diary di Ignazio Gori – Dodicesima puntata
Le avventure di Marina Pelliccioni

donna_mareMarina Pelliccioni, a voler credere a sondaggi che solo lei compila, è uno dei personaggi più famosi di Roma, una figura che incanta e diverte, anche in occasioni talora fastidiose, come il traffico all’ora di punta. Ma ogni mito brucia da solo la sua reputazione e si rigenera nel chiacchiericcio della gente, che ti esalta e ti abbatte, in maniera discontinua, come le onde del mare.
A prima vista, Marina sembrerebbe una eroina dall’ambiguità seducente, una bella donna, che interesserebbe al tipo d’uomo che ha perduto la via di casa o che vuole ritardare il rientro evitando gli occhi tristi della propria moglie. Ma sfidare Marina in un arrembaggio erotico equivale a naufragare, come Ulisse tra le braccia di Circe. Marina è fornita di indomabile curiosità, dice di leggere Joyce ma non ne conosce il titolo di nessun’opera; dice inoltre di essere povera, invece è molto ricca e per ultimo regala a tutti dei taccuini etnici dicendo di averli presi in giro per il mondo, mentre li acquista in blocco da in un discount per qualche euro.

Marina Pelliccioni ha moltissimi amici, uomini e donne. Io la conosco da solo un anno e quando gli ho confessato che volevo scrivere dei racconti su di lei, mi ha risposto: “Oh, caro, sarei davvero onorata …”. Nella sua scintillante falsità, Marina è un personaggio eternamente moderno, capace di universalizzare il parziale, una “Penelope” dalle strane seduzioni emotive. A sentirla parlare, si ha l’impressione che abbia fatto innamorare chiunque, persino omosessuali, e che abbia ancora l’oscuro potere di farlo, travalicando l’età che inizia a farsi sentire. Marina è cara amica di Francesca Dellera, Patty Pravo, Asia Argento e Manuela Arcuri, anche se nessuno l’ha mai viste con lei. Se la guardi bene negli occhi puoi scorgere un fotogramma, sanguigno, quello di una vendetta finale, la barbara strage delle donne a scapito di tutti gli uomini. A tal proposito, sul muro del suo salone, è raffigurato un grande fumetto, dove lei, a capo di una banda di guerriere-amazzoni-urbane, mettono la città a ferro e fuoco. Il tutto si conclude in salsa splatter, con il suo sacrificio all’Ara Pacis, tra Platone e Cat Woman.

Marina dice che il fumetto è dono del suo vecchio amico Andrea Pazienza, anche se l’eventualità è davvero improbabile. L’effetto caricaturale di questo autoelogio affascina e ipnotizza come un carillon dalla musichetta ritardata. Per scrivere dunque “Le avventure di Marina Pelliccioni” dovrò accordare il mio bischero e vergare un blues, stridulo come il garrito di una rondine. Canta Giovanna Marini: Andare a Frascati o a New York è la stessa cosa, se sei astemio.

Ignazio Gori

Lascia un commento