Urban Diary di Ignazio Gori – Nona puntata
Bernardo il sognatore e i suoi incubi

Sono parecchi mesi che Bernardo si è ritirato in una specie di bunker dalle parti di piazza Verdi; dice di voler scrivere un romanzo, il romanzo della sua vita, e che ha bisogno di isolamento, necessita di stare solo e schiva anche gli amici. “Ho un solo desiderio”, mi ha detto l’ultima volta che ci siamo visti, “che tutti i miei desideri si esaudiscano al più presto”. Ieri lo sono andato a trovare. Dopo un quarto d’ora in quel bunker mi sento soffocare, così gli propongo due passi. Bernardo accetta malvolentieri.


Le foglie secche riempiono il marciapiede e da lontano le sirene delle ambulanze urlano come sentenze disperate. Quando sono con Bernardo, Roma non sembra la stessa, si trasforma, plasmandosi addosso alle sue insofferenze; è un po’ come camminare a New York con Woody Allen o a Barcellona con Manuel Vazquez Montalban. È evidente ormai come lui conviva ossessivamente, travalicando la realtà, con i suoi stessi immaginari persecutori, che designa indistintamente tra i parcheggiatori abusivi, secondo lui spie segrete della Cia.

Quello che mi trovo davanti infatti non è il solito amico, allegro, gioviale e positivo, ma un trentenne invecchiato, dal volto affilato, da intellettuale della peggior specie, ossessivo e ipocondriaco, bersagliato – secondo lui – da un indicibile, oscuro dolore.

Rientriamo dalla passeggiata, io sono già devastato dai suoi sproloqui.
“Se non ci fossero le persecuzioni – e come sai bene, io sono un perseguitato – il nostro tempo da vivere sarebbe una storia vuota, e non avrei niente da scrivere, perché quello che scrivo, amico mio, è puro dolore. Per essere davvero vincitori bisogna rinunciare a tutte le nostre difese umane. Si deve avere il coraggio, a un certo momento della propria vita, di essere nudi e di restarci“.

Al momento di andarmene, mi prende per un braccio e sospira: “Devo stare solo con me stesso e brevettare un modo di contemplare la mia stessa morte, restando in vita”. Mi sembra superfluo dire che non lo andrò più a trovare.

Sara Stefanini

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