Urban Diary di Ignazio Gori – Quattordicesima puntata
Il mendicante e l’affronto dei carciofi

carciofoQuesta storia me l’ha raccontata un mendicante che ieri sera mi ha fatto compagnia davanti la chiesa di San Felice, a Centocelle. “Al tempo di papa Sisto V, Caravaggio si trovava ospite a Roma, nel palazzo del Cardinal Mattei, a offrire i suoi artistici servigi. Erano tempi duri un pò per tutti quanti, ma in Puglia stava avverandosi un piccolo grande miracolo di straordinaria magia popolana. Si diceva che in una spelonca sul mare, presso Leuca, vivesse un ermafrodito dai grandi poteri. I poveri contadini e i pescatori del luogo recavano in dono alla miracolosa strana creatura il frutto più povero dei campi, simbolo di sacrificio e di fede cristiana: il carciofo.

In cambio gli umili pellegrini imploravano ogni sorta di miracolo: dalla pioggia nei mesi più secchi dell’estate, alla gravidanza di una donna sterile. Insomma, un vero e proprio pellegrinaggio, che di secoli anticipava in terra di Puglia quello a noi più noto di Padre Pio. Giunta voce dell’ermafrodito a un nobile crociato pugliese, esso decise, in fede al Vaticano di recarsi subito a Roma e informare il Cardinal Mattei, suo caro e vecchio amico, nonché informatore personale del papa, Sisto V.

Il nobile crociato giunse a Roma, stabilendosi ospite a Palazzo Mattei, con tutti gli onori del porporato. Come dono lo straniero recò un fascio di carciofi delle campagne pugliesi, anche per introdurre al cardinale la delicata questione dell’ermafrodito di Leuca. Il cardinale stette a sentire con estrema attenzione la spiata del fido consigliere e alla fine acconsentì ad avvertire d’urgenza il papa, che il conflitto di interessi era troppo grave e il Vaticano poteva recarne danni ingenti. Intanto era pronta la cena. Il cuoco aveva preparato alla illustre tavolata, cui faceva ovviamente corte anche Caravaggio, carciofi alla judia. Si iniziò a mangiare, con il nobile sudista che continuava a parlar male di quel mostro sessuale dell’ermafrodito, di come usasse il diavolo in sfida di Dio, di come quei poveracci analfabeti e ignoranti ci cascassero con tutte le scarpe, mentre quell’insolente mangiava ogni giorno sarde fritte e ottimi carciofi alla judia.

A un certo punto della cena, Caravaggio, che aveva un carattere fomentino, sbottò e preso dall’ira nei confronti di quel razzista e omofobo e pallone gonfiato di crociato, gli capovolse sulla testa il vassoio ancora bollente dei carciofi cotti. Allora l’ospite infuriò e Caravaggio su ordine del Cardinale fu cacciato da palazzo, per aver offeso un ospite sì illustre e fedele al papa. Caravaggio dunque fu scomunicato dal sommo pontefice e iniziò a vagabondare: Napoli, Sicilia, Malta … con grandi problemi economici, ma almeno sentiva fiero di aver difeso i sogni dei più poveri, le umili e radiose tradizioni della terra e la magia di certe credenze popolari; senza dimenticare l’onore e il diritto alla sopravvivenza dei bisessuali. Purtroppo all’ermafrodito andò peggio. Il papa infatti ne ordinò l’immediata uccisione, confermando il detto che vuole la fede ‘atto di sola tasca’. Vedesi il fatturato dei souvenir shop intorno Piazza San Pietro”. Finito il racconto, il mendicante mi disse di non raccontare questa storia a nessuno.

Ignazio Gori

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