Urban Diary di Ignazio Gori – Quinta puntata
Il politico e il rassegnato

Non è vero che per fare politica bisogna avere cuore. Oggi, leggendo il giornale, sono arrivato a questa amara conclusione. Ho trentuno anni, ma è come se ne avessi centotrentuno. Mi sento uno zombie metropolitano, avvelenato per anni da promesse di ogni genere.

Dopo aver preso il caffè al solito bar di Massimo, sono subito rientrato a casa. Avevo una gran voglia di ricominciare tutto da capo; non la giornata, ma l’intera mia vita. Ho strappato dal muro il poster di Orson Welles. Ho bruciato le ultime copie rimaste dei miei romanzi. E soprattutto ho strappato in mille pezzi la tessera elettorale. Non mi interessa più nulla.

Dopodiché sono uscito di nuovo e sono tornato al bar per il secondo caffè della giornata, stavolta meno amaro. Massimo mi ha detto: “Ehi, ma non sei già venuto? Cosa è successo?”. Non ho risposto, perché gli indignati risparmiano le parole per ben più valide risposte.

Esco dal bar. Cammino sul marciapiede leggero come una piuma. Non sento nemmeno freddo. Il cuore non pesa più come un macigno. Gli occhi commossi come quelli di un bambino che attraversa l’arcobaleno e in testa una frase che risplende come oro colato: “Una volta ero brutto, vecchio e comunista. Ora sono bello, giovane e … incapace di sognare”.

Ignazio Gori

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