Urban Diary di Ignazio Gori – Settima puntata
La morte di Fisimo Nela, mito underground di Roma

Ieri si sono celebrate le esequie di Fisimo Nela. La Chiesa degli Artisti, in Piazza del Popolo, era praticamente vuota: c’eravamo io e altri tre amici. Niente corone. Niente fiori. Nulla. Fisimo Nela è stato un mito della cultura underground romana. Da qualche anno occupava abusivamente un appartamento sfitto del Tiburtino, vivendo di elemosine.

Mentre il prete diceva messa ho pensato all’India, dove Fisimo aveva vissuto a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Ho pensato agli strambi, miserabili personaggi delle sue poesie, tutte rigorosamente inedite. Ho pensato infine alle centinaia, migliaia di chilometri di marciapiede che Fisimo deve aver assaggiato durante la sua vita.
Il mondo, rappresentato in quella chiesa da appena quattro amici, si è inchinato davanti a questo servo dell’alba, a questo estimatore del tramonto sul Pincio; potevo sentire persino il cordoglio dei corvi, che svolazzavano sulla chiesa.
A proposito di corvi, ricordo una emblematica poesia di Fisimo, utile più di ogni altra cosa a descrivere il suo spirito:

I corvi sono amici tuoi.
I corvi sono amici suoi.
I corvi sono amici loro.
A me non importa,
tanto sono i piccioni
che mi portano l’oro.

Come è morto il grande Fisimo Nela?
Ha regalato troppi pianti, troppi sorrisi e ha incoraggiato la Morte a una pietà che non le era dovuta. Domani andrò al Verano. Sono appena due giorni che Fisimo se n’è andato, ma sembra una vita. Indosserò il cappello di feltro comprato a Berlino. Comprerò una rosa bianca, una sola.

Ignazio Gori

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