Cosa direbbero le balene se potessero parlare?

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Oltre ai tonni trattati in un articolo precedente, ora ci sono perfino le balene. Sì, perché anche loro in via d’estinzione e soprattutto perché è di qualche giorno fa la notizia ricevuta dall’ANSA sulla nuova stagione della caccia alle balene da parte del Giappone.
Ormai vietata la caccia commerciale dal lontano 1986, tranne che per “fini scientifici”, il paese dei manga si aggrappa a questa ultima chance per far soldi. Il Ministro della pesca giapponese, Michihiko Kano, dà il via a partire da novembre/dicembre alla stagione della caccia. I suddetti “fini scientifici” sono spiegati per cause di ricerca commerciale. Tanto per rendere l’idea, lo scorso anno il Giappone catturò e uccise ben 506 balene sempre per lo stesso motivo.
La Sea Shepherd, associazione internazionale no-profit creata nel 1977, già da molti anni manifesta il suo disappunto al riguardo. A detta del Giappone, infatti, la scorsa stagione avrebbe cessato in anticipo le attività di caccia. Secondo Greenpeace il governo giapponese avrebbe deciso la sospensione per un’altra ragione, le scorte di carne di balena già massicce.


Speronano le flotte giapponesi le navi degli “ecopirati”, i sostenitori delle balene. Ma il Giappone si difende con navi pattuglia dell’Agenzia della pesca che scorteranno le baleniere e con misure in via di elaborazione di concerto con l’Ufficio di gabinetto. “Consideriamo la persecuzione compiuta da Sea Shepherd assolutamente deplorevole”, dice un rappresentante del governo giapponese, “chiediamo a tutte le nazioni di prendere le misure necessarie contro di loro”. Si difenderebbero, poi, affermando che la carne di balena faccia parte della loro cultura e che finisca sulla tavola dei giapponesi, per fini scientifici, ovviamente.
Australia e Nuova Zelanda sono in prima fila a manifestare contro il paese biancorosso. In particolare, all’inizio di quest’anno l’Australia ha citato in giudizio il Giappone presso la Corte internazionale di giustizia per violazione del santuario delle balene nei mari antartici, ma una decisione non è prevista prima del 2013.
L’ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali italiano, mette in evidenza che le balene non solo sono una specie particolarmente protetta, ma non possono essere considerate di proprietà di nessun paese, poiché sono animali migratori e soprattutto liberi.
L’opinione pubblica e la legge sono dalla parte delle balene, ci vuole ancora tempo, però, per far sì che le azioni illegali di caccia finiscano. Ma se le balene avessero il dono della parola potrebbero di certo difendersi in tribunale contro il paese del sushi e di Hello Kitty.

Sara Stefanini

 

 

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