“Ogni giorno avevo atteso mia madre, ogni notte avevo pianto la sua lontananza. Nessuno mai venne a chiedere di me, nessuno scrisse una lettera”
Siamo in piena Seconda guerra mondiale a Bergamo, dove bambini senza nome vengono quotidianamente abbandonati da famiglie troppo povere di soldi o d’amore. Il bimbo con la valigia rossa che scrive in prima persona si chiama Pietro ed è nato negli anni Quaranta. A soli quattro anni lo spediscono nel brefotrofio, luogo di ‘parcheggio’ di bambini come lui. Con gli occhi attenti di un bambino l’autrice descrive e affronta tematiche importanti come l’abbandono, la guerra, il fascismo, l’arrivo degli Alleati e la rinascita. Continua a leggere →
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