Quei lacrimogeni dello sciopero europeo: è giallo

L’EDITORIALE DI DIEGO CIMARA. Io, Diego Cimara, ero presente mercoledì scorso durante lo “sciopero europeo”, assieme ai manifestanti sia a piazza Venezia che a ponte Sisto, sia a via Arenula che in piazza Farnese. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, dopo aver visto il video pubblicato in esclusiva sul sito di Repubblica.it, che ritrae il lancio di lacrimogeni dal palazzo del ministero in via Arenula, ha disposto un’indagine interna. Ma c’è un altro video girato dalla sede di una tv romana che sta di fronte al ministero di Grazia e giustizia da sempre al centro di situazioni oscure durante i cortei. Immagini, trasmesse da Tgcom, smentiscono le infantili parole del questore di Roma, Fulvio Della Rocca: «Sono stati sparati “a parabola” non diretti sui manifestanti. La traiettoria è stata deviata perché hanno urtato sull’edificio». Per poi aggiungere: «Se ad un certo punto veniamo aggrediti militarmente è chiaro che dobbiamo reagire», Pinochet.
Severino «ha dato disposizione che il video sia sottoposto all’esame del Racis per una verifica puntuale sulla traiettoria dei lacrimogeni», oltre ad aver già avviato un’indagine interna. Il Guardasigilli ha espresso «inquietudine e preoccupazione». La Procura di Roma indaga su eventuali eccessi di comportamento degli agenti di polizia.
I lacrimogeni dal momento in cui sono sparati fanno fumo e, se fossero stati lanciati dal basso, si vedrebbe, appunto, una scia. La telecamera però non la riprende. Anzi sembra che lo sparo arrivi proprio dal ministero. Severino prende tempo e ha aveva anche spiegato che in base ai primi accertamenti sembra che quelli sparati siano «lacrimogeni a strappo che non sono in dotazione al reparto di polizia penitenziaria di via Arenula». Al ministero della Giustizia «si sta procedendo all’esame testimoniale di tutti gli impiegati presenti al quarto piano, nonché del personale in servizio presso gli ingressi del palazzo».
Il Sappe chiede le dimissioni del ministro, «non ha il controllo della situazione». Il Pd ha annunciato n’interrogazione parlamentare sulla vicenda al ministro Cancellieri. «Serve chiarezza: la verità è nell’interesse dei manifestanti, degli agenti e dell’opinione pubblica». Richiesta simile dall’Idv: «Il governo riferisca in Aula». Mentre Angelo Bonelli, Verdi, chiede l’intervento della Ue: «Non vogliamo una nuova Genova». Cauto, invece, Maurizio Gasparri (Pdl): «Bisogna capire se ci sono responsabilità. Però i manifestanti sono stati violenti». Secondo Castelli il corteo «voleva assaltare il ministero».

«Dai primi accertamenti – fa sapere il ministro – è stato verificato che i lacrimogeni a strappo, come quelli che sembrerebbero essere stati lanciati dal ministero» durante la manifestazione «non sono in dotazione al reparto di polizia penitenziaria di via Arenula». Leo Beneduci, segretario nazionale del sindacato di Polizia penitenziaria (Osapp), della quale fa parte il corpo di vigilanza che tutela la sicurezza del ministero di Giustizia, conferma: «Gli uomini in sede non ce li hanno, erano in uso nelle carceri diversi anni fa».
Capsule di lacrimogeni sono state trovate nelle stanze del ministero di grazia e giustizia. Della Rocca spiega: «Se a un certo punto veniamo aggrediti militarmente, con un attacco ‘a testuggine’, è chiaro che dobbiamo reagire, perché siamo qui anche per  per questo: per tutelare la legge, questo è il nostro compito. Questo stesso sistema di azione è stato messo in atto in altre città, quindi probabilmente c’è una regia in tutto questo».
La spiegazione dell’inaudito episodio è riportata alla base del video. Per un errore di montaggio non si tratta di una ripresa avvenuta a Roma bensì a Gaza. Le bandiere sulla facciata del palazzo sono frutto di un abile montaggio. L’autore della ripresa amatoriale è stato smascherato: si tratta di Stanislao Moulinsky in uno dei suoi migliori travestimenti, e agli agenti dei servizi che lo interrogavano continuava a ripetere “Ebbene sì, maledetto Carter!”. Il suo telefono aveva come suoneria la siglia di Supergulp.

Severino, afferma: ”l’indagine sarà lunga ma rigorosa”. Il ministro, incontrando il generale Enrico Cataldi, comandante del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche, ha dato disposizione che i video siano sottoposti all’esame del Racis per una verifica puntuale sulla traiettoria dei lacrimogeni. Nel frattempo al ministero della Giustizia sono in corso esami testimoniali di tutti gli impiegati presenti al quarto piano del dicastero, oltre che del personale in servizio presso gli ingressi del palazzo. Ancora polemiche sulla gestione dell’ordine pubblico durante la manifestazione contro l’austerity del 14 novembre a Roma. Il filmato, pubblicato da Repubblica.it, ha messo in evidenza una parte degli scontri. Le immagini hanno mostrato, infatti, la fuga dei manifestanti che, dopo alcune cariche, erano stati chiusi dalla polizia tra il lungotevere, il ghetto ebraico e via Arenula. Proprio qui è partito un lancio di lacrimogeni dall’alto, sulle teste degli studenti in fuga.
Ancora ignoti gli autori dell’azione, che però hanno acceso la discussione sulle forze dell’ordine, che erano state difese e avevano goduto della «piena comprensione» del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri.
Una grana in più per lo stesso ministro, che aveva assicurato di voler punire i poliziotti violenti, i quali, però, questa volta si sono serviti di una sede istituzionale.

PROIETTATI I VIDEO DELLE CARICHE. Gli studenti hanno organizzato una conferenza stampa dopo gli scontri al corteo di mercoledì 14 novembre nella capitale, nella quale hanno anche mostrato immagini e video delle cariche e dei manifestanti bloccati in strada durante i disordini. Ma la mobilitazione non riguarda solo la capitale. L’hashtag è chiarissimo, #acasanonsitorna. E il senso di questo movimento che ha incendiato Roma è tutto lì, nella decisione di «scendere e restare in piazza contro chi vuole reprimere il dissenso», ha spiegato spiega Tiziano di Scienze Politiche, «niente cognomi metti la facoltà».

NESSUN COLORE POLITICO. Gli studenti si sono espressi senza giri di parole, senza «analisi politiche», che anzi hanno evitato, senza cercare schieramenti. Veloci e incisivi come un tweet, anche se a volte hanno ceduto al lessico dei padri e hanno affibbiato l’appellativo «guardie» alle forze dell’ordine. Nella conferenza stampa hanno promesso: «Il messaggio della polizia è stato chiaro ma anche il nostro: le manganellate e i calci non ci fermano».

NESSUN CORO ANTISEMITA. Smentiti i cori antisemiti. «Bugie, tutte bugie. Davanti alla Sinagoga c’è stato il massacro degli studenti, quello c’è stato», ha detto Paola di Lettere, «una volta spezzato il corteo ci hanno impedito di indietreggiare, c’è stata la caccia al manifestante nelle zone vicine, a Campo de’ Fiori, a via Arenula, a Ponte Garibaldi. Un caccia che si spinta fino a dentro gli ospedali». Qualcuno ha parlato anche della solidarietà degli abitanti del ghetto. «Un ragazzino è stato inseguito da un gruppo di agenti», ha raccontato Tiziano, «e circondato. Alcuni passanti hanno gridato ‘lasciatelo, andate ad arrestare chi vi paga’. La gente si è avvicinata, il ragazzino era impaurito. Alla fine è stato rilasciato e gli agenti se ne sono andati».

Diego Cimara

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