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L’esercito digitale di Assad

Defacement a siti istituzionali dal 2011

Le guerre ormai si combattono anche sul Web a colpi di defacement e bannaggi. Il network pro-Assad più attivo è il Syrian Electronic Army (Sea). L’esercito armato di mouse e tastiera pianifica i propri attacchi attraverso l’apposito sito e Facebook. Tra le vittime si annoverano i siti della Casa Bianca, di Barack Obama e Nicolas Sarkozy, del Parlamento Europeo, dell’Università di Harvard, delle emittenti Al Arabyia e Al Jazeera e molti altri. Non si tratta di giovani volontari ma di una vera e propria equipe che cerca di prolungare l’inverno arabo e non si sa quanti siano. Due studi pubblicati su infowar-monitor.net da Helmi Norman, dimostrano la probabile diretta affiliazione con il governo siriano. L’Information Warfare Monitor, società indipendente canadese, sta monitorando da tempo il Syrian Electronic Army con cybersoldati annessi. Il sito del Sea è stato registrato il 5 maggio 2011 tramite la Syrian Computer Society che, negli anni ’90, era diretta dallo stesso Bashar Al-Assad, attuale Presidente siriano.

 

 

 

Norman, ricercatore dell’Università di Toronto ha dichiarato: «la Siria è il primo Paese arabo ad avere un esercito pubblico su Internet per lanciare apertamente cyber-attacchi ai propri nemici». Tra i commenti sul social network di Zuckerberg si legge “Dio salvi Bashar” e “Bashar Al-Assad sono con te”. Da giugno 2011, i siti defacciati sono 995 ma gli hacker siriani non si fermano qui. L’ultimo attacco risale al 29 gennaio, sul sito inglese di Al-Jazeera che è stato infestato da foto pro-Assad. La Sea non è ufficialmente appartenente al governo ma nel giugno dello scorso anno, proprio il Presidente Assad ha dato la benedizione presso l’Università di Damasco affermando: “C’è un esercito elettronico che è stato un vero e proprio esercito nella realtà virtuale”.

Al di là di questi dettagli, ciò che interessa maggiormente, sono le modalità e le tipologie di azione intraprese dal Syrian Electronic Army. Le due principali strategie del gruppo comprendono attacchi DoS (Denial of Service), che impediscono l’accesso all’indirizzo web colpito, ed azioni di “defacing”, ossia azioni di sostituzione della homepage di un sito con un’altra pagina prescelta, un vero e proprio cambio di faccia.

Gli obiettivi dell’esercito digitale sono principalmente 3:

1) Defacing contro siti occidentali: di opposizione al regime siriano. Talvolta vengono colpiti anche siti non politicamente rilevanti

2) Defacing contro siti siriani di opposizione: soprattutto tramite Facebook. Ai membri veniva dato un software apposito utile per lanciare attacchi DDoS (Distributed-Denial-of-Service). Esempio clamoroso è stato quello al sito della cantante siriana Asalah Nasri (http://queenasalah.com), accusata di tradimento dopo aver rifiutato un invito a cantare a sostegno del Presidente al-Assad.

3) Spamming: sul social network di Mark Zuckerberg. I soldati virtuali si mettevano d’accordo sulla pubblicazione di commenti pro-regime in pagine precise in archi di tempo di due-tre ore. E’ questo l’esempio delle pagine ufficiali di media e personaggi politici prima nominati.

Quali dovrebbero essere le precise conseguenze di simili attacchi? Il fenomeno è nuovo e tutto in totale fase di analisi, ma la cosa certa è che il Web può essere un campo di battaglia nettamente diverso da quello sempre conosciuto, ma decisamente più tattico e strategico.

Sara Stefanini

Google Seaview, la Grande Barriera Corallina a portata di click

 

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E dopo Google Street View, ecco la nuova trovata di Google, Seaview. I fondali marini australiani, non saranno più uno spettacolare scenario per i pochi coraggiosi. Tutti potranno, infatti, ammirare le barriere coralline australiane o le rocce sottomarine. Per far questo, Google ha avviato una partnership con l’università di Queensland, in Australia. Il professore Ove Hoeg-Guldberg è il responsabile tra gli scienziati e supervisiona il progetto in ogni sua parte. I sommozzatori, con particolari strumenti, immortaleranno la più grande barriera di corallo con immagini a 360°. 2600 km3 dell’Australia nord-orientale, a portata di click.

L’ambizioso progetto, chiamato Catlin Seaview Survey, è finanziato dalla multinazionale Catlin Group e avrà effettivamente inizio da settembre 2012. Tre campagne di ricerca partiranno armate di uno scooter sottomarino motorizzato, si muove a 4 km/h e racchiude una videocamera a 360 gradi, creata proprio dalla Catlin. La forma dello strumento, così dinamica, è nata dall’ispirazione avuta dagli squali. L’indagine che si intende svolgere, analizzerà gli effetti dei cambiamenti climatici e l’equilibrio della biodiversità delle barriere coralline.

Altra componente fondamentale della ricerca riguarda la fauna. Grazie a Emmy ed il ricercatore di squali Richard Fitzpatrick, verranno taggate e monitorate mante, squali, tartarughe. Tag satellitari seguiranno i loro flussi migratori, i loro movimenti e le loro abitudini. Studio talmente accorto e dettagliato che quasi non ha precedenti, volto a studiare la reazione degli animali al riscaldamento dei mari.

Per i più curiosi, al momento si possono ammirare dei 360 gradi, qui. Ma presto, tutto sarà caricato nella nuova piattaforma Google.

Sara Stefanini

Stress da parcheggio? Non temete, ora ci sono le app

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Nervosismo, inquinamento, traffico e ansia. Questi i sintomi di chi, in preda al panico, cerca disperatamente posto nelle grandi metropoli e non solo. Ecco a voi l’ennesima trovata tecnologica per cellulari. Tramite specifiche applicazioni, infatti, il vostro telefono sarà capace di indicarvi il posto più vicino, la scadenza del ticket delle strisce blu. E per i più smemorati, vi ricorderà persino dove avete parcheggiato la macchina. Geniale no? Considerando, oltretutto, che la maggior parte di queste app, sono gratuite.
Parcheggi.it richiede una registrazione gratuita ed in cambio indica posti e fa persino un preventivo dei ticket per lunghe soste. AR, invece è di ausilio per ritrovare l’auto grazie al sistema della realtà aumentata. Park timer vi ricorda per tempo la scadenza del ticket. Poi c’è Honk che è a pagamento. Ma non è finita qui. Visto che siamo nell’era dei social network ecco che nasce Social Parking, ideato da Dario Vitulli. Si tratta di segnalazioni in tempo reale precisate dagli stessi utenti. Prevede, però, la collettiva e numerosa partecipazione dei navigatori per un buon passaparola.
Il 33% del totale delle automobili circolanti per le strade sono in cerca di un posteggio. A San Francisco, dove la tecnologia è di casa, si sono impegnati ancora di più in questo senso. Sono stati investiti ben 20 milioni di dollari dal dipartimento dei trasporti per l’istallazione di sensori in 8.200 parcheggi della città. In questo modo il network tecnologico SfPark può segnalare i posti liberi limitrofi.
L’unico aspetto raccapricciante è che, nella maggiore delle ipotesi, bisogna avere per forza un iPhone per poter godere di questi vantaggi e vincere lo stress metropolitano.

Sara Stefanini