Pasqua: crollano acquisti di uova e colombe, -10%
Conto salato e aumento dei prezzi del 4%

uova_pasquaNon conosce limiti la crisi che continua a gravare sull’Italia. Anzi il disagio sociale, secondo un rapporto stimato dalla Confcommercio  sull’economia e sul lavoro e presentato oggi, è praticamente raddoppiato e la povertà – già arrivata alle stelle – è destinata ad aumentare. Ennesimo record negativo per un’Italia in balìa della crisi economica. Anche la Pasqua infatti non regalerà segni di ripresa. Crollano del 10% gli acquisti delle uova di cioccolato e delle colombe.

Un’altra batosta per il commercio che nel 2012 aveva registrato un ulteriore calo di 10 punti percentuali. “I consumi, secondo la Cia, registreranno un altro calo record superiore al 10% complici le difficoltà economiche delle famiglie, la concomitanza della Pasqua con la fine del mese e i rincari dei prezzi al supermercato”. Inoltre, i prezzi dei prodotti pasquali sono arrivati alle stelle con rincari per le uova fino all’8%. “Per un uovo medio (tra 200 e 250 gr) non di marca – spiega la Confederazione italiana agricoltori – l’anno scorso si spendevano in media 5,10 euro, quest’anno 5,30 euro, con un aumento del 4% circa. Anche per un uovo medio di marca la spesa si fa più alta – sottolinea – dai 12,90 euro del 2012 ai 13,90 euro di quest’anno, con un rincaro che si aggira sull’8%”.

Le colombe pasquali, invece, passano da dolci a “salate”. “Se per quella normale – precisa la Cia – il prezzo sale dai 6,30 euro del 2012 ai 6,90 euro attuali (con un incremento di oltre il 9%), il costo di quella farcita cresce mediamente dagli 8,20 euro dell’anno scorso agli 8,70 euro di oggi, segnando un rialzo del 6%”. Nel 2012, secondo uno studio effettuato dal Cerved, 47mila sono state le aziende protestate (+45% rispetto al 2007). Un dato che supera il massimo storico del 2009, che si attestava a 45mila e 425 imprese. Tra ottobre e dicembre 2012 si contano più di 22 mila società non individuali nel quale è stato levato almeno un protesto (+16% in confronto allo stesso periodo del 2011). Per il Cerved, “il mancato boom non ha risparmiato alcun settore. Complessivamente nel 2012 si contano quasi 11mila società protestate nella filiera delle costruzioni (+9,1% sul 2011), oltre 25mila nei servizi (+9,5%) e più di 5mila nella manifattura (+7,5%)”.

”La recessione che ha investito l’economia italiana a partire dalla seconda metà del 2011 – spiega il direttore del Cerved, Stefano Matalucci – sta producendo gravi conseguenze sulle condizioni economico-finanziarie delle imprese italiane: in molti settori e regioni la situazione dei mancati pagamenti e dei ritardi nella liquidazione delle fatture è peggiore rispetto al 2009, anno in cui il Pil italiano aveva fatto registrare la piu’ drammatica caduta dal dopoguerra”. A livello territoriale, i protesti sono aumentati del 12% nel Centro Sud, 12,5 punti percentuali nel Mezzogiorno e 7,4% nel Centro. Più 2,6% nel Nord Ovest e di 1,3 punti percentuali nel Nord Est.

Diego Cimara

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