Caso Choosy: uno scandalo firmato Elsa Fornero
Disoccupazione giovanile al 39% ed è in aumento

L’EDITORIALE DI DIEGO CIMARA. Il ministro Fornero invita i giovani a non essere troppo choosy, esigenti, difficili da accontentare,ma con diverse interpretazioni, anche ”schizzoidi”, poco raccomandabili, insicuri, inaffidabili questo nel gergo dei giovani anglosassoni e poi ribadisce che oggi non ci sono le condizioni per essere schizzinosi, ovviamente nella disponibilità ad accettare un’occupazione stabile, qualsiasi essa sia. Ma la signora Fornero, che di danni ne ha già fatti tanti in questo Paese, dalle pensioni agli esodati,per citarne qualcuno, dove vive?

Non gli  risultano un giovane su tre disoccupato, il milione e mezzo di cassaintegrati, i ragazzi che il lavoro non lo cercano più per disperazione perché dopo 3 mila domande,ti passa la voglia anche di vivere, di combattere, di esserci.
Paolo Ferrero capo di Rifondazione Comunista qualifica la battuta della Fornero come “insulto indecente”, il coordinatore del Pid (Popolari di Italia Domani) Pippo Gianni la invita “ad andare a casa”, secondo il Pdci il ministro “prende in giro una generazione”, Nichi Vendola ha parlato di “(ministra) tecnica dell’arroganza” che “ha detto ai giovani di arrangiarsi”, l’ex FIOM Maurizio Zipponi ha accusato il ministro di “giocare sulla pelle dei giovani”.

In miglioramento la condizione delle donne. Particolarmente colpiti i giovani con livelli di istruzione bassi. L’Italia non è molto diversa da altri paesi dell’Unione Europea, in particolare quelli del Sud dell’Europa, riguardo all’evoluzione del tasso di disoccupazione giovanile al tempo della “grande depressione”. È proprio questa l’espressione usata dal premio Nobel, Paul Krugman, per dire che la recessione iniziata nel 2008 non è meno forte di quella degli anni Trenta, la famosa crisi di Wall Street.

I giovani e la grande depressione. Ma come hanno reagito le imprese italiane durante la crisi attuale? I giovani sono stati i più colpiti dalla recessione. Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato, passando dal 24 per cento nel 2007 al 38 per cento dal 2007 al 2012. I dati disponibili relativi al primo semestre del 2012 mostrano un ulteriore balzo in avanti della disoccupazione giovanile fino al 39%, ben al di sopra del livello raggiunto nel 1995. Quello è stato l’anno peggiore sperimentato dopo la precedente drammatica recessione del 1992, quando la lira si svalutò di circa il 30 % del suo valore.

I giovani stanno peggio o meglio degli adulti? A confronto, la disoccupazione degli adulti è più stabile nell’arco dell’intero periodo. In un certo senso, le cosiddette riforme al margine, così dette poiché hanno aumentato la flessibilità solo per i nuovi entranti nel mercato del lavoro, hanno ridotto ulteriormente le fluttuazioni della disoccupazione degli adulti, trasferendo gli impulsi del ciclo economico sulla disoccupazione giovanile. Ciò significa che la crisi è stata più pericolosa del solito per i più giovani, poiché loro sono i principali utilizzatori dei contratti di lavoro temporaneo, i primi a essere sciolti. Anche il tasso di disoccupazione degli adulti è cresciuto nel corso della crisi recente, ma meno di quello dei giovani.
Si è visto che il tasso di disoccupazione dei giovani dipende molto dalle fluttuazioni del reddito nazionale. Da solo, però, non consente di comprendere se lo svantaggio dei giovani è maggiore o minore di quello degli adulti e se tale “svantaggio relativo” è aumentato o diminuito nel corso della crisi. Interessante notare che, nonostante o forse proprio a causa della diffusione dei contratti temporanei, lo svantaggio relativo dei giovani era già aumentato dai primi anni Duemila, in particolare a partire dal 2002, raggiungendo un picco nel 2007, per ridursi nel primo anno della crisi e poi esplodere di nuovo a crisi in corso. La dinamica è di nuovo collegata alle riforme al margine e all’aumento del tasso di occupazione nella prima metà degli anni Duemila. Il rapporto fra tasso di disoccupazione dei giovani e degli adulti è aumentato tra il 2011 e il 2012 a causa di una lenta, ma continua riduzione di quello degli adulti in presenza di una stabilità del tasso di disoccupazione dei giovani.

Essere più istruiti paga? Secondo la teoria del capitale umano,, assieme a una maggiore esperienza lavorativa sia generica che specifica a un certo posto di lavoro, l’istruzione è lo strumento più efficace per combattere il rischio di disoccupazione. Il gruppo più colpito include i giovani con istruzione primaria o inferiore e quelli con istruzione al livello di scuola dell’obbligo . In entrambi i casi si era visto un miglioramento fino agli anni prima della crisi. Anche i giovani che possiedono un diploma di scuola secondaria superiore hanno visto peggiorare la loro posizione assoluta nel corso del periodo. L’unico gruppo che ha sperimentato una riduzione (anziché un aumento) del tasso di disoccupazione è costituito dai giovani con un diploma universitario. Insomma, la laurea paga durante la crisi. Un confronto fra i risultati ottenuti da uomini e donne suggerisce che il miglioramento per i giovani laureati riguarda soprattutto la componente femminile. I gruppi appartenenti ad altri livelli di istruzione mostrano una evoluzione simile fra i generi.

Diego Cimara

Lascia un commento