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Padova: bambino prelevato da scuola con la forza

IL CASO. Così si allevano i prossimi terroristi: il capo della polizia, Antonio Manganelli chiede scusa per i metodi da Gestapo dei poliziotti di Padova. Chi l’ha visto ha mostrato le scioccanti immagini di un bambino padovano di appena dieci anni sottratto alla madre (e prelevato direttamente da scuola sotto l’occhio rabbrividito degli altri compagni di classe) a forza di spintoni, trascinamenti vari contro la propria volontà. L’intervento barbaro degli agenti che si avvalevano dell’alibi della presenza del padre, del beneplacito del e del mandato degli assistenti sociali, ha peggiorato la già burrascosa la situazione. Il ragazzino, che si è sottratto alle spinte energiche degli agenti, ha avvertito un senso di soffocamento. Una zia, accorsa in aiuto del nipotino, ha filmato la scena pietosa: la donna è stata minacciata persino da un tutore della legge: «Io sono un ispettore di polizia, lei non è nessuno». IL VIDEO Continua a leggere

“Pedala che ti passa”, i detenuti del Brasile scontano le pene in bici

Succede in Brasile. 3×1, non è una vantaggiosa offerta del supermercato, ma un compromesso con i carcerati della prigione di Santa Rita do Sapucai, nello stato brasiliano di Minas Gerais. Ogni tre giorni di pedalata, un giorno in meno della loro detenzione creando, oltretutto, energia sostenibile.

L’iniziativa chiamata “Progetto Luminar” conviene sia ai carcerati sia ai cittadini. Coinvolge 130 carceri e si dà la precedenza a chi ha già scontato metà della pena e chi è stato segnalato per buona condotta. I detenuti, a gruppi di tre, escono dalle loro celle alle 7.30 e pedalano fino alle 17.30, con un ‘ora e mezzo di pausa per pranzare e riposarsi. Otto ore di attività al giorno, dal lunedì al venerdì. Come un normale orario di ufficio, oltretutto, si sa, pedalare tonifica. Così il carcere di Santa Rita, al finir delle loro pene, riconsegnerà uomini forti e in forma alla società. Pronti per una nuova vita.

Il direttore del carcere Santa Rita, Gilson Rafael Silva, si ritiene soddisfatto perché il progetto sta riscuotendo successo e pensa addirittura di estenderlo a tutto lo stato dato che si trova già al centro di un progetto di legge. L’intento è quello di incrementare l’illuminazione dell’Avenida Beira Rio e di aumentare il numero di biciclette da quattro a dieci.

Sembra ottima l’idea del “pedala che ti passa” visto e considerando che i carcerati fornirebbero un servizio utile allo stato, non sentendosi inetti o emarginati dalla società. Un pò quello che aveva pensato anche la Ministro Severino per la questione del terremoto in Emilia. Rimettere in piedi il nord d’Italia devastato da una catastrofe naturale, con l’aiuto di chi vive da anni nelle celle.

Sara Stefanini

Immigrazione: un tema difficile per i mass media italiani

Troppo spesso stereotipi e atti xenofobi portano i giornalisti a parlare degli immigrati solo in caso di omicidi o attentati, insomma di atti negativi. Se ne parla solo se fa notizia. E, si sa, bad news is good news.

L’agenzia di stampa, AdnKronos, ha ospitato ieri la sesta e ultima tappa dei Convegni Co.In. Nella tavola rotonda si è parlato del rapporto tra l’immigrazione e le modalità con le quali i mass media trattano questo tema. La visione che danno, nel totale, è quindi tutto tranne che positiva. A questo proposito Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione della Sapienza di Roma: «In nessun altro campo della realtà si ha una visione così netta come per i casi che coinvolgono gli immigrati. Questo perché dall’altra parte ci sono soggetti deboli. – e continua – L’affiancamento delle storie degli immigrati alla cronaca nera è shockante».

Molti erano i rappresentanti del mondo del giornalismo presenti al convegno. Dal direttore del Tg3, Bianca Berlinguer al direttore de Il Tempo, Mario Sechi, all’editorialista del Corriere della Sera, Antonio Polito. Ma non mancavano i portavoce degli stranieri, tra cui l’ex Presidente della Stampa Estera e corrispondente olandese del giornale De Telegraaf, Maarten van Aalderen, il vice segretario Stampa Estera e corrispondente messicano dell’Agenzia Notimex, Mario Osorio Beristain e il direttore di due testate per la comunità albanese in Italia, Keti Biçoku. Ed è proprio la Biçoku che denuncia la stampa italiana di non occuparsi della quotidianità degli stranieri in Italia, e come, d’altronde, sottolinea Mauro Lozzi del Tg2 «negli anni ’90 su Rai2 c’era Non solo nero che trattava il tema, adesso si sono fatti passi indietro e addirittura si criminalizza l’etnia».
Il giornalista Beristain si dice meravigliato perché «gli italiani sembrano non ricordarsi del loro passato di immigrati». Parole come “extracomunitario” e “clandestino” sono diventate di connotazione negativa e di questo, purtroppo, non si può far altro che darne colpa ai mezzi di comunicazione.
Gli stranieri sono una risorsa, ma la “paura dello straniero” rimane «tra le prime paure degli italiani. Stando ai dati Istat dopo la disoccupazione e la criminalità, si ha paura degli immigrati» dichiara Maria Cecilia Guerra, il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’impegno dello Stato è quello di sollecitare il mondo della comunicazione a dare voce anche a quelle minoranze etniche che, silenziosamente, fanno parte della comunità italiana già da tempo.

 Sara Stefanini