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Immigrazione: un tema difficile per i mass media italiani

Troppo spesso stereotipi e atti xenofobi portano i giornalisti a parlare degli immigrati solo in caso di omicidi o attentati, insomma di atti negativi. Se ne parla solo se fa notizia. E, si sa, bad news is good news.

L’agenzia di stampa, AdnKronos, ha ospitato ieri la sesta e ultima tappa dei Convegni Co.In. Nella tavola rotonda si è parlato del rapporto tra l’immigrazione e le modalità con le quali i mass media trattano questo tema. La visione che danno, nel totale, è quindi tutto tranne che positiva. A questo proposito Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione della Sapienza di Roma: «In nessun altro campo della realtà si ha una visione così netta come per i casi che coinvolgono gli immigrati. Questo perché dall’altra parte ci sono soggetti deboli. – e continua – L’affiancamento delle storie degli immigrati alla cronaca nera è shockante».

Molti erano i rappresentanti del mondo del giornalismo presenti al convegno. Dal direttore del Tg3, Bianca Berlinguer al direttore de Il Tempo, Mario Sechi, all’editorialista del Corriere della Sera, Antonio Polito. Ma non mancavano i portavoce degli stranieri, tra cui l’ex Presidente della Stampa Estera e corrispondente olandese del giornale De Telegraaf, Maarten van Aalderen, il vice segretario Stampa Estera e corrispondente messicano dell’Agenzia Notimex, Mario Osorio Beristain e il direttore di due testate per la comunità albanese in Italia, Keti Biçoku. Ed è proprio la Biçoku che denuncia la stampa italiana di non occuparsi della quotidianità degli stranieri in Italia, e come, d’altronde, sottolinea Mauro Lozzi del Tg2 «negli anni ’90 su Rai2 c’era Non solo nero che trattava il tema, adesso si sono fatti passi indietro e addirittura si criminalizza l’etnia».
Il giornalista Beristain si dice meravigliato perché «gli italiani sembrano non ricordarsi del loro passato di immigrati». Parole come “extracomunitario” e “clandestino” sono diventate di connotazione negativa e di questo, purtroppo, non si può far altro che darne colpa ai mezzi di comunicazione.
Gli stranieri sono una risorsa, ma la “paura dello straniero” rimane «tra le prime paure degli italiani. Stando ai dati Istat dopo la disoccupazione e la criminalità, si ha paura degli immigrati» dichiara Maria Cecilia Guerra, il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’impegno dello Stato è quello di sollecitare il mondo della comunicazione a dare voce anche a quelle minoranze etniche che, silenziosamente, fanno parte della comunità italiana già da tempo.

 Sara Stefanini

 

Co.In: comunicare l’integrazione

I giovani giornalisti praticanti della Lumsa partecipano alla Spring school come relatori esperti sul tema dell’immigrazione

Migliorare l’approccio dei media sul tema dell’immigrazione e dell’integrazione.  È stato questo l’obiettivo del seminario promosso da Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nell’ambito del progetto Co.In –Comunicare l’Integrazione, finanziato dal Fondo Europeo per l’integrazione dei Cittadini dei Paesi Terzi-linea.

Dal 20 al 22 aprile a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma, si è tenuta la Spring School rivolta a giovani a giornalisti, allievi delle scuole di giornalismo di Perugia, Roma e Salerno riconosciute dall’Ordine dei giornalisti, che hanno partecipato in qualità di relatori esperti per analizzare il ruolo fondamentale dei media nella rappresentazione del fenomeno migratorio contribuendo con la loro azione a facilitare l’integrazione nella società italiana.

All’evento erano presenti dodici allievi del Master in giornalismo dell’Università Lumsa di Roma, selezionati a seguito di un concorso che ha valutato tramite una commissione i migliori articoli, inchieste e reportage, inerenti al tema dell’integrazione e l’immigrazione.

Il seminario puntava a sensibilizzare i giornalisti nel veicolare in maniera completa e obiettiva le informazioni relative al tema in questione analizzandolo secondo 4 aspetti principali: la cornice giuridica e quindi diritti e doveri; gli immigrati e il mercato del lavoro in Italia; partecipazione e politiche d’integrazione; e l’immigrazione raccontata dai migranti.

Tra i presenti ad analizzare il fenomeno dell’immigrazione a tutto campo, dal contesto europeo a quello italiano, c’era Mario Morcellini, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma: «La storia degli uomini è caratterizzata dal loro continuo movimento. Non c’è paese che non sia interessato dal fenomeno migratorio. L’Italia è sempre più luogo di residenza stabile per numerosi stranieri, – poi ha aggiunto – i migranti rappresentano una componente importante nella nostra società, non solo dal punto di vista economico-lavorativo ma anche all’interno di altri contesti quali la scuola, attraverso la crescente consistenza delle seconde generazioni».

Nella giornata conclusiva il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha ricordato come spesso i media, quando parlano di immigrazione «tendono spesso a farlo in termini di questione giudiziaria e di cronaca», di conseguenza i temi come l’integrazione che «non si prestano alla drammatizzazione vengono trascurati». L’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa hanno approvato nel 2008 la Carta di Roma, protocollo deontologico riguardante richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. Il ragionamento di Natale è stato chiaro: «La Carta di Roma non chiede ai giornalisti di essere buoni nei confronti degli immigrati, ma di fare i giornalisti, rispettando la verità dei fatti parlando di tutto ciò che c’è nella cronaca, ma senza disparità».

Alessandro Filippelli