Faccia a faccia con il mondo dei Camelias Garden

cameliasVi è capitato di essere in attesa o semplicemente in cerca ma di non sapere esattamente di cosa? Quei momenti in cui tutto sembra estremamente piatto, poco originale. Beh, è lì che dobbiamo smettere di cercare e aspettare, poiché è in quel preciso istante in cui ci capita qualcosa, che ci meraviglia e ci fa riflettere sul fatto che c’è ancora qualcuno al giorno d’oggi che ha qualcosa di interessante da dire. E’ il caso dei Camelias Garden
Mi imbatto nel loro progetto per un fortuito caso della dea bendata e decido che sono uno dei migliori progetti emergenti del 2013. Con il loro debut album ‘You have a chance’, uscito per l’etichetta Fading Records, il tastierista tutto fare Valerio Smordoni e i suoi prodi compagni, il chitarrista Manolo D’Antonio e il bassista Marco Avallone, ci regalano un disco intenso, maturo quasi da far spavento.

Ciò che stupisce non è solo il senso musicale racchiuso nel loro modo di arrangiare i dieci brani che compongono il disco ma è anche l’estrema delicatezza con cui ci presentano le loro idee, di come il testo e le perfette armonizzazioni vocali siano fortemente intrecciate al discorso sonoro, di come abbiano trovato il perfetto equilibrio tra vintage e moderno. Le influenze progressive rock sono chiare, ma vengono rivoltate, riscritte secondo canoni sempre diversi.

Il disco ci scaraventa in una dimensione onirica parallela, fatta di bambini alla scoperta del mondo outside,  di universi a noi sconosciuti, dove il senso del reale non ha più ragione di esistere: basta solo socchiudere gli occhi. Sarebbero molte le cose da dire quando ci si scontra con tre musicisti di questo calibro, che credono fortemente ancora nella potenza dell’espressione musicale, che decidono coscientemente di andare controcorrente e presentarci brani più lunghi degli standard da hit radiofonica o da alternative  improvvisato, dove tutto è cotto e mangiato in un attimo e si sfornano dischi lo-fi solo perché fa tanto figo. Avete ancora una chance. Salite sul vostro ‘treno’ personale e fatevi il vostro viaggio, io intanto vi consiglio l’ascolto quotidiano di questo gioiello di disco. Ora però, lasciamo che sia Valerio a dirci chi sono i Camelias Garden.

Come nasce il vostro progetto?
Il tutto parte da una manciata di brani che ho cominciato a scrivere circa un anno e mezzo fa. Ho inviato qualche demo ad alcune etichette discografiche, e dopo essermi accordato con la AltrOck ho coinvolto Marco e Manolo nel progetto, visto che all’epoca già suonavamo insieme in una tribute band dei Porcupine Tree.

Parlaci della composizione dei brani: come nasce la vostra sonorità?
La maggior parte dei brani parte da una mia idea, che registro inizialmente a casa da solo e poi propongo agli altri. Se l’idea è valida, ci confrontiamo e cominciamo insieme il lavoro di arrangiamento e di affinamento del pezzo.Uno dei brani esenti da questo processo è ad esempio We All Stand in Our Broken Jars, che è una pura improvvisazione nella quale ci siamo cimentati nel periodo in cui lavoravamo a The Withered Throne, e personalmente è uno dei brani che preferisco del disco.

Al giorno d’oggi, con il mondo del web e facile farsi vedere ma molto difficile arrivare ad un largo pubblico. Cosa pensate del rapporto musica/web?
cameliasLa potenziale visibilità riscontrabile sul web è uno strumento interessante, ma ha i suoi pro ed i suoi contro. Innanzitutto parlo di “potenziale” perché nonostante chiunque possa condividere i propri contenuti su internet, la visibilità, anche sul web, dipende molto dalle regole di mercato che vigono nei motori di ricerca, e la vera pubblicità non è mai gratuita. Poi c’è sempre da considerare la velocità di fruizione che si ha a disposizione navigando in internet. Possiamo accedere simultaneamente ad una quantità pressoché illimitata di contenuti audiovisivi nel giro di pochi istanti, e quindi le capacità di ascolto e di visione si sono drasticamente affievolite, e i concetti di attenzione e concentrazione a beneficio di un’ “opera” si sono praticamente annullati.

Il vostro progetto rappresenta anche una scelta musicale coraggiosa, dove non conta cosa va di moda, ma solo quello che avete da dire. Qual è il vostro rapporto con la scena musicale di questi tempi?
Nonostante il nostro background ci leghi fortemente ad un certo tipo di musica che veniva fatto in passato, che alcuni chiamano progressive, io credo che in qualche maniera ci siamo ammorbiditi verso un certo tipo di sonorità, che può rendere la nostra proposta musicale più orecchiabile e anche più fruibile. Personalmente credo di aver cominciato ad apprezzare una piccola branca dell’universo musicale odierno soltanto poco tempo fa, quando mi sono imbattuto nella meraviglia del postrock e ho scoperto la nuova scena folk nordamericana, che da quelle parti chiamano indie, totalmente differente dall’indie che intendiamo noi qui… In particolare mi hanno aiutato ad “alleggerire” e la mia concezione di musica e hanno dato una mano al processo compositivo gruppi come VetiverFruit Bats,  e Fleet Foxes, che sono tutte band di oggi.

Progetti futuri?
Stiamo organizzando diverse date per promuovere il disco e stiamo pianificando un piccolo tour estivo per portare la nostra musica il più lontano possibile. Nel frattempo ci muoviamo fra radio, concerti, interviste e quant’altro, con la speranza che la nostra idea si sviluppi e crei un bacino d’utenza sempre più vasto.

Martina Sanzi

Se volete ascoltare l’album You Have a Chance cliccate qui: http://cameliasgarden.bandcamp.com 

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