“Io e te”: Dai sognatori parigini a quelli romani

“Io e te” ha ancora una volta trasmesso l’attenzione voyeuristica di Bertolucci per l’universo giovanile, compresso e incapsulato in un ambiente claustrofobico, che sappia dare enorme risonanza alle piccole emozioni del capire e del capirsi. GUARDA IL TRAILER

Se nello splendido “The Dreamers” – in cui spiccava il camaleontico ed eroticissimo Michael Pitt – la scena del confronto era l’appartamento parigino di un poeta in declino, in questa nuova pellicola la scena si sposta nello scantinato di un palazzo, in una Roma impalpabile quanto scostante. Protagonisti due ragazzi affetti da diffusi disagi giovanili.

Quando ho saputo che Bernardo Bertolucci voleva farne un film, mi sono imposto di non leggere il romanzo di Ammaniti; una scelta di imparzialità recensiva, volevo in altre parole evitare qualsiasi contaminazione, come feci quando uscì “Eyes wide shut” di Kubrick, tratto dall’intricato “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler, letto addirittura anni dopo. Niccolò Ammaniti è scrittore diligente, lucido, poco criptico, poco sotterraneo (in termini stilistici) e per questo poco incline ad affascinarmi del tutto, ma è impossibile negare che i suoi lavori siano cinematografabili come quelli di pochissimi altri scrittori italiani.

Jacopo Olmo Antinori interpreta Lorenzo, un quattordicenne riccio, brufoloso e dagli occhi verdi: il tipico adolescente chiuso, con problemi di relazione verso i coetanei e quindi smanioso di trovare quella “solitudine perfetta”, da coltivare leggendo i libri amati e studiando il mondo degli insetti, che tanto lo affascina. Sarà una bugia raccontata a sua madre, Sonia Bergamasco, il pretesto per saltare una noiosissima settimana bianca in comitiva scolastica e rifugiarsi nello scantinato del suo stesso palazzo, come se da lì potesse accedere a un mondo magico, parallelo. Ma l’isolamento di Lorenzo dura poco, interrotto dall’intrusione – al protagonista sgarbata ma allo stesso tempo sensuale – della sua amata/odiata sorellastra Olivia, frutto del primo matrimonio del padre, il bravissimo attore teatrale Pippo Delbono.

Jacopo Antinori e Tea Falco, in una foto di scena del film 'Io e te ' di Bernardo Bertolucci, presentato al 65/o Festival di Cannes fuori concorso. Foto distribuita il 19 aprile 2012.

Tea Falco, vera stellina rivelazione del film, interpreta magistralmente una sbandata tossicodipendente con l’inclinazione artistica per la fotografia; una figura alla Nico, conturbante ed inafferrabile, maledettamente dolce ed enigmatica. Va da se immaginare come due nuclei umani così diversi vadano pian piano a scontrarsi e a frantumare quell’odioso mondo adulto, che li vuole vittime di sogni irrealizzabili.

Il film è lento, un pò morbido, la storia debole, e lascia lo spettatore in balia di un colpo di scena (magari il sesso tra i due, solo sfiorato) che non arriva. Poche le scene che rimangono impresse, se non la progressione estetica delle stesse verso un finale facilmente individuabile, ma che non potrebbe essere altrimenti quando sono in gioco le forze recondite di due diverse tipologie di solitudine, parafrasate a perfezione dalla sound track “Ragazzo solo/Ragazza sola”, versione italiana di Mogol della ipnotizzante “Space Oddity” di David Bowie, interpretata in italiano dallo stesso Bowie: un ripescaggio musicale che vale quanto un film.

Ignazio Gori

Lascia un commento