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Nevada: Google s’inventa l’auto a pilota automatico. Ed è più sicura di una macchina normale

La vettura è in fase di test e fino ad oggi sono stati percorsi 224mila km e c’è stato un solo incidente: un tamponamento causato, tra l’altro, da un uomo.

È un’insieme tra Prius Toyota, Audi TT e Lexus Rx450h. La Google-car è dotata di sofisticati sistemi radar, laser e gps connesso a Google street view. Sensori e intelligenza artificiale sono in grado di controllare la vettura e fare le scelte che compirebbe un essere umano per districarsi nel traffico. Google è la prima azienda proprietaria di un’auto senza guidatore. È in libera circolazione da mercoledì per le strade del Nevada.

Se supererà tutti i test, verrà messa in commercio in America fra otto anni. 7 sono le automobili di prova, 1600 i km percorsi in totale autonomia e 224.000 i km con a bordo un uomo che monitorasse il test. Ed è proprio durante questi ultimi kilometri che è accaduto l’unico incidente. L’autista avrebbe continuato a guidare la vettura dopo che si era regolarmente fermata ad un semaforo rosso. E considerando che il 90% degli incidenti vengono causati dall’errore umano, sembra quasi un paradosso poter pensare che un “robot” possa guidare meglio di un essere umano.

Oltretutto, non si avrebbero problemi di colpi di sonno, alcohol, droghe. Ma non solo. I responsabili del progetto hanno garantito che mettendo in circolazione queste Google-car, si risparmierebbe carburante, si dimezzerebbe il traffico e si ridurrebbe, quindi l’inquinamento. Certo, tutto ciò dovrebbe anche far riflettere sull’impatto sociale che avrebbe l’auto-robot.

Sara Stefanini

L’Aquila “intatta” di Google Maps

I brividi. Adesso mi vengono i brividi. Ho scoperto che su Google Maps si può vedere L’Aquila ancora “intatta”, quando c’era gente, quando niente era andato distrutto, quando la città era viva! E rabbrividisco nel NON riconoscere alcune vie della zona rossa ormai transennate, impalcate. Rabbrividisco nel vedere quel condominio dove senza rispetto sono entrata nelle case squarciate dal terremoto. Rabbrividisco nel visitare virtualmente una città che ora non c’è più.

E la casa dello studente, su google maps, mozza il fiato.

Di primo impatto non si riconosce. E gli alberi, ora non ci sono. Senza verde, appare come la città dei fantasmi. Non ci sono più semafori, non ci sono più secchi della spazzatura, non c’è più niente di quei banali aspetti tipici di una città dei quali neanche ci si fa particolarmente caso. Neanche quelli.

E via Roma. Storica sede dell’Università dell’Aquila. Non ci sono più quelle bandiere che svolazzano sopra il portone, non c’è più il bar Roma dove gli studenti facevano colazione, non ci sono più le macchine parcheggiate.

E così, per chi come me, non era stato mai a L’Aquila, prima del tragico terremoto, è possibile rivisitare la città com’era. Non sono molte le immagini che la ritraggono sul Web. Google, nostalgico, dà la possibilità di fare un salto nel passato.

Sara Stefanini

Google Seaview, la Grande Barriera Corallina a portata di click

 

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E dopo Google Street View, ecco la nuova trovata di Google, Seaview. I fondali marini australiani, non saranno più uno spettacolare scenario per i pochi coraggiosi. Tutti potranno, infatti, ammirare le barriere coralline australiane o le rocce sottomarine. Per far questo, Google ha avviato una partnership con l’università di Queensland, in Australia. Il professore Ove Hoeg-Guldberg è il responsabile tra gli scienziati e supervisiona il progetto in ogni sua parte. I sommozzatori, con particolari strumenti, immortaleranno la più grande barriera di corallo con immagini a 360°. 2600 km3 dell’Australia nord-orientale, a portata di click.

L’ambizioso progetto, chiamato Catlin Seaview Survey, è finanziato dalla multinazionale Catlin Group e avrà effettivamente inizio da settembre 2012. Tre campagne di ricerca partiranno armate di uno scooter sottomarino motorizzato, si muove a 4 km/h e racchiude una videocamera a 360 gradi, creata proprio dalla Catlin. La forma dello strumento, così dinamica, è nata dall’ispirazione avuta dagli squali. L’indagine che si intende svolgere, analizzerà gli effetti dei cambiamenti climatici e l’equilibrio della biodiversità delle barriere coralline.

Altra componente fondamentale della ricerca riguarda la fauna. Grazie a Emmy ed il ricercatore di squali Richard Fitzpatrick, verranno taggate e monitorate mante, squali, tartarughe. Tag satellitari seguiranno i loro flussi migratori, i loro movimenti e le loro abitudini. Studio talmente accorto e dettagliato che quasi non ha precedenti, volto a studiare la reazione degli animali al riscaldamento dei mari.

Per i più curiosi, al momento si possono ammirare dei 360 gradi, qui. Ma presto, tutto sarà caricato nella nuova piattaforma Google.

Sara Stefanini