Ue: bilancio sì, bilancio no? L’ultima parola spetta all’Europarlamento. Molte le critiche, c’è rischio veto

parlamento-europeoTensione per la riunione plenaria dell’Europarlamento in corso a Strasburgo, volta a discutere del bilancio di lungo termine dell’Ue approvato l’8 febbraio dal Consiglio Europeo. Molte le critiche già mosse dall’Assemblea e sicuramente manterrà la sua linea di disappunto. Infatti, i deputati hanno preparato già il terreno per i negoziati in un dibattito di lunedì con il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e quello della Commissione José Manuel Barroso.

La maggior parte degli eurodeputati considera inaccettabile il recente accordo raggiunto sul bilancio dell’Unione per i prossimi 7 anni, soprattutto per gli eccessivi tagli alla crescita e all’innovazione. Il Parlamento ha in effetti potere di veto che potrebbe usare per bloccare il bilancio. Si rischia, quindi, una grave rottura istituzionale, dal momento che l’ultima parola sul bilancio dei prossimi sette anni spetta proprio all’Assemblea di Strasburgo. Quello che l’Europarlamento chiede è una revisione della distribuzione delle risorse. Il presidente del parlamento, Martin Schulz, promette battaglia contro un piano definito “illegale”. Il budget inizialmente previsto per i prossimi sette anni, dal 2014 al 2020, era di 960 miliardi, ma la cifra definitiva è stata molto più aL ribasso. Solo 908 miliardi previsti in stanziamenti per la crescita dell’Unione Europea. Numeri di gran lunga inferiori rispetto al progetto di bilancio della Commissione Europea. Per la prima volta, il bilancio è inferiore a quanto previsto precedentemente, tornando così indietro al livello degli anni Ottanta.

Incrementare l’agricoltura con 374 miliardi di euro, i posti di lavoro e riforme strutturali nazionali con 325 milioni, l’istruzione e sviluppare le pmi con 126 miliardi, intervenire sulla sicurezza con 15 miliardi, rendere più efficiente l’amministrazione con 61 miliardi e valorizzare il ruolo dell’Europa nel mondo con oltre 58 miliardi di euro. Sono questi gli intenti previsti nei punti del quadro strategico. Ma il Parlamento non accetta gli eccessivi stanziamenti donati all’agricoltura e gli ancora pochi miliardi di euro dedicati alla ricerca, allo sviluppo e alla diminuzione di disoccupazione. Manca, inoltre, la flessibilità richiesta dal Parlamento che vede il bilancio di sette anni troppo lungo e troppo rigido per far in modo che sia al passo con il cambiamento continuo e improvviso dell’economia. Quindi, quello che ci si aspetta dall’Assemblea, è la richiesta di avere la possibilità di spostare i fondi non utilizzati da una rubrica ad un altra e da un anno all’altro. “La flessibilità nel bilancio è essenziale”, ha detto il politico austriaco Hannes Swoboda per il gruppo dell’alleanza progressista dei socialisti e dei democratici al Parlamento europeo. “Senza un adeguato livello di flessibilità, il Quadro finanziario pluriennale cosi come proposto semplicemente non può funzionare”, ha spiegato il presidente della Commissione, José Manuel Barroso.

parlamento europeoUn passo avanti e due indietro. Sono le scelte miopi ed egoiste dei paesi più ricchi, che bloccherebbero l’approvazione del bilancio da parte del Parlamento. Un quadro strategico che non è giustificabile dalla crisi economica visto e considerato che il 94% del bilancio ritornerebbe nelle casse degli Stati e che il bilancio stesso dell’Ue non è in deficit. E’ come se con questo bilancio si volesse andare avanti con l’unione finanziaria dell’Europa solamente in modo superficiale ma, in realtà, si cercasse di bloccare il tutto con tagli proprio in quei settori che più servono: educazione, ambiente, innovazione e ricerca. Sono stati invece mantenuti i 2 miliardi di euro per il progetto ITER, riguardante la fusione nucleare, che resta un sogno irrealizzabile e soprattutto non prioritario. Si erano già riuniti a dicembre, poi si sono rivisti a febbraio, i capi di Stato e dei governi europei dei 27 paesi comunitari facenti parte del Consiglio Europeo per approvare il quadro finanziario pluriennale, un insieme di misure strategiche per far uscire l’Europa dalla crisi. Eppure già era in fermento l’Europarlamento che dal principio non aveva nascosto le sue perplessità. Ora l’ultima parola spetta proprio all’Assemblea.

Sara Stefanini

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