Bersani-Renzi: che il duello abbia inizio
Quasi 4 milioni al voto, al sud calo di partecipazione

Bersani è in testa, il rottamatore Renzi lo insegue, Vendola si ferma. Ballottaggio domenica prossima. L’endorsment della Camusso. Boom per quanto riguarda l’affluenza alle urne: hanno votato quasi 4 milioni di cittadini. Dopo la chiusura dei seggi, Bersani ha chiamato Renzi e gli ha riconosciuto il buon risultato e l’effetto positivo che la sfida, condotta con i muscoli ma senza colpi bassi, ha avuto per motivare gli elettori ad andare ai gazebo. «Renzi è un protagonista, siamo riusciti insieme a raffigurare l’idea che siamo un grande campo», si compiace Bersani anche se, spiegano fonti democratiche, i voti complessivi sono poco di più delle primarie del 2009, eppure allora erano del Pd e non della coalizione. Sulla forza della coalizione ci sarà da lavorare ma dopo aver vinto la sfida di partenza contro Renzi per il quale «ora si riparte zero a zero».

Chi va a votare per le primarie non è detto che alle politiche vada a votare o voti per il Pd o per uno dei “prescelti”del Pd. L’analisi del voto, per quanto incompleta, offre però anche spunti di analisi non privi di ombre: al sud c’è un calo della partecipazione, già emerso nel voto alle elezioni siciliane. E nelle regioni rosse, in Toscana e in Emilia Romagna, Renzi è piaciuto oltre le aspettative all’elettorato di centrosinistra. E l’appeal del sindaco di Firenze rafforza la convinzione di chi, come Enrico Letta, spera che «Bersani e Renzi insieme collaboreranno per rafforzare il centrosinistra». Ma Renzi prima di dare una mano al leader Pd, proverà con nuove alleanze a vincere la battaglia. La partecipazione è intorno ai 4 milioni di persone, un pò meno di quelle che andarono a votare le primarie con Prodi nel 2005.

Il sostegno di Vendola al ballottaggio. Il primo sforzo per i sostenitori del segretario sarà riportare a votare quasi 3,5 milioni di persone e soprattutto gli elettori di Sel. Anche perché, temono fonti democratiche, l’impressione è che il governatore pugliese tratterà `a caro prezzo´ il suo sostegno a Bersani che dice “la campagna per il ballottaggio sarà un pezzo in più della battaglia vera, cioè per le elezioni politiche. Il risultato per me è ottimo e allunga di una settimana l’attenzione del paese su di noi e ci consentirà di far vedere chi siamo: un grande schieramento di progressisti in grado di dare una mano a questo paese», che vuole dimostrare agli interlocutori esteri e ai mercati che il Pd è una forza affidabile e soprattutto radicata nel paese.

L’endorsement della Camusso. Qualche polemica per la più prevedibile delle dichiarazioni, quella di Susanna Camusso. Il segretario generale della Cgil, ha votato Bersani alle primarie del centrosinistra. Una vittoria di Renzi, ha detto «sarebbe certamente un problema. Le sue proposte sul lavoro sono molto distanti dalle nostre e sono un problema per il Paese». Una dichiarazione di voto a urne aperte che – per quanto veritiera verso le posizioni di Renzi – non è certo il massimo della correttezza, ma è anche la conferma che certi irrigidimenti della Camusso (sciopero europeo del 14 novembre, non firma all’accordo sulla produttività) erano veri e propri endorsement elettorali per Bersani. Se sarà lui il prossimo capo del governo si cambierà registro e la firma della Camusso su tutti gli accordi, incluso quello sulla produttività, sarà più che assicurata.

In assenza di prospettive credibili di “programmi alternativi”, il Pd è ricorso ad una forma di mobilitazione sostitutiva: “scegliete il futuro premier”, a prescindere da quello che dovrà fare (ammesso e non concesso, come detto, che poi possa davvero entrare a palazzo Chigi). I ruoli dei diversi “candidati” sono abbastanza precisi. Vendola copre lo spazio a sinistra, evitando di far tornare il suo elettore verso Rifondazione o altri soggetti ora extraparlamentari. Renzi e Tabacci devono rappresentare il “centro” e trovare consensi a destra, tra i “moderati”. Bersani capitalizza tutto il bacino dell’ex Pci, come si vede anche dallo sforzo consistente che ha compiuto la Cgil per garantirgli la “vittoria”. Il tentativo è quello di dare gambe e consenso sociale ai governi futuri, che dovranno mantenere la rotta tracciata da Monti cercando di non perdere per strada il controllo sociale. Non basterà una fila ai gazebo per far dimenticare il portafoglio svuotato.

Diego Cimara

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