Urban Diary di Ignazio Gori – Diciannovesima puntata
La lumaca Gelsomina

lumacaIeri sono dovuto andare all’aeroporto di Fiumicino; un mio amico veniva da Amsterdam per visitare Roma e mi sono proposto per accompagnarlo in una tre giorni turistica. Così arrivo alla stazione Termini e salgo sul Leonardo Express. Vedo subito un raro posto libero e senza pensarci mi siedo. Apro il giornale. I soliti orrori. Un gruppo di teppisti neonazisti hanno pensato di dar fuoco a un povero senzatetto che stava stravaccato su una panchina di Nettuno.

All’improvviso mi accorgo che seduta accanto a me c’è una signora dall’aspetto stravagante; né giovane né vecchia, dall’età indefinibile. Aveva delle calze tutte colorate e un cappello di paglia a tesa larga. Ma la cosa strana, che mi ha subito colpito, è il fatto che la signora parlasse da sola, quasi sottovoce: “Stai tranquilla piccolina, siamo quasi arrivate … poi, una volta a casa, sarà tutto finito.” Non capivo con chi l’avesse. Poi, forse notando la mia curiosa attenzione, la signora si rivolse verso di me, come scusandosi della sua maleducazione: “Buongiorno, mi scusi se non mi sono presentata, mi chiamo Nilde Dulcis e vengo dalla Sardegna, vivo in una casetta di campagna, vicino Sassari. Io e la mia piccolina siamo di corsa venute a Roma per una emergenza. Ma ora è tutto a posto” e poi, rivolgendosi a una piccola bustina di plastica – di quelle per gli alimenti – che teneva in grembo e che all’inizio non avevo notato – :”Non è vero tesoruccio? L’abbiamo scampata bella stavolta …”.

Continuavo a non capire. Guardai allora con più attenzione al sacchetto di plastica che la signora Nilde teneva tra le mani, con cura. All’interno del sacchetto luccicavano delle foglioline verdi. “E’ gelsomino fresco, la mia piccolina ne va matta … e poi le fa bene come una medicina … grazie a Dio, grazie a Dio …”. Credevo di essere capitato accanto a una vecchia scriteriata da manicomio, quando notai sbucar lentamente dal sacchetto una lumaca, tutta lucida e argentata, di molto più grossa della media delle lumache che si possono vedere nei campi. “L’ho chiamata Gelsomina perchè, come le dicevo poc’anzi, va proprio matta per il gelsomino.” “Ah … capisco …”. “Io vivo sola, e la mia lumachina mi tiene compagnia, è come se fosse mia figlia. I miei vicini di casa, a Sassari, credono che io sia matta, ‘la donna che sussurra alle lumache’ mi chiamano, prendendomi in giro. Ma io dico, non c’era quel tale che sussurrava ai cavalli? Hanno anche fatto un film se non sbaglio. E Francesco d’Assisi? Non parlava forse agli animali?” “E’ vero signora, è proprio vero …”. Cercavo di assecondarla, nel caso si trattasse di una vera matta, occorreva di certo pazienza e compassione.

Mentre il trenino si avvicinava all’aeroporto, Nilde Dulcis continuò con questa buffa storia. “La mia Gelsomina mangiava sempre le fresche foglie di insalata biologica del mio orto, ma un giorno, la scorsa settimana, deve aver brucato una foglia d’insalata dei vicini e deve avergli fatto male. Forse c’era dell’Antilumaca, che i contadini della zona spargono ormai nei campi senza criterio. Ho avuto una paura del diavolo che la mia figlioletta non ce la facesse. Aveva la febbre altissima. Poi ho saputo che qui a Roma c’è una dottoressa esperta in lumache, e mi sono precipitata a prendere l’aereo … era la prima volta che prendevo l’aereo in vita mia. Io amo la mia Sardegna e avevo giurato di non lasciarla mai, ma era una emergenza, lei capisce …” “Sicuro. E come si chiama questa dottoressa specializzata in lumache?” “Marina Pelliccioni! Ha lo studio a Centocelle …” “Ah certo, la conosco anche io …” feci finta di conoscerla per non turbarla maggiormente. “La dottoressa Pelliccioni mi ha dato delle foglie di gelsomino fresco, sono dolci, sono buone … una cura di gelsomino per la mia lumachina e il suo stomachino delicato andrà a posto in pochi giorni. Non vede come le piace, grazie a Dio, grazie a Dio …”. Era una storia talmente buffa che non sapevo cosa rispondere. Il trenino intanto era arrivato a destinazione e nello scendere mi congedai dalla signora Nilde come si abbandonano nei libri i personaggi delle favole.

Ignazio Gori

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