Urban Diary di Ignazio Gori – Ventesima puntata
Il signor Donnola e il viaggio ‘ombroso’

232513_889442085_x-depressione2_H192832_LMatteo Donnola è un affittacamere di Gualdo Sorcino. Ha ottant’anni ma ne dimostra molto meno, ed è la copia di Pacciani, il presunto “mostro di Firenze”. La figlia del signor Donnola, è anch’essa, guarda caso, identica alla figlia di Pacciani, lugubre, tenebrosa, inquietante, con due occhi ossessivi, cerchiati di viola. Suo marito se n’è scappato all’estero con uno spacciatore tunisino, e la povera moglie ha tentato tre volte il suicidio.
Per il Festival del Sagrantino ho affittato una stanza nell’hotel del signor Donnola. Beh, per tutta la notte non ho chiuso occhio, temendo che da un momento all’altro entrasse con un coltellaccio da macello. La mattina mi sono alzato tutto sudato. Apro la finestra, una luce di scialbo squallore inondava la campagna circostante e il paesino, lassù in alto, sulla collina, era avvolto da una fitta nebbia.
Esco per andare a fare colazione. “Pacciani” mi stava già aspettando nella hall, una specie di vuoto stanzone rimediato all’occasione. Senza chiedermi nulla mi offre un latte caldo che sapeva di rancido e uno di quei cornetti confezionati che sanno di plastica. “Sono cinque euro” mi dice. Al che rispondo: “E’ impazzito, cinque euro per questa roba?” “Cosa vuole … sono tempi duri, sono trent’anni che faccio questo mestiere …” “Va bene, va bene … però poteva almeno accendere i caloriferi, ho trascorso una notte da cani, la mia camera è molto fredda, gelida …” “Al mio paese si dice: ‘Fresco di notte, stai dentro a una botte!’” Ci ho pensato qualche istante senza trovare un riscontro soddisfacente, se non in una sorta di macabro avvertimento.
Per fortuna c’è il Festival del Sagrantino, dove sono stato invitato a leggere qualcosa. Ho optato per una poesia di Omar Khayyam: “Affogherò dunque nel vino ogni paura e stanotte pernotterò altrove”.

Ignazio Gori

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